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Lee Iacocca e la Ford Mustang: punto e a capo

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Nel 1962 fu un grande successo. Ma…

All’inizio degli Anni ’60, Lee Iacocca era il braccio destro di Henry Ford II. Per decenni fu l’uomo più potente di Detroit, la “Motown” (Motor Town, città dell’auto) per eccellenza. Figlio di immigrati italiani, legò indissolubilmente il suo nome alla creazione di un’auto sportiva per tutti, la Ford Mustang, la cui produzione ebbe via libera nel 1962, giusto sessant’anni fa. L’auto si rivolgeva ai giovani e a chi si sentiva giovane nello spirito, con una linea gradevole e la possibilità di allestirla su misura. Fu un grande successo, che costrinse General Motors e Chrysler (le altre Case che con Ford davano vita al “Motown Trio”) a correre ai ripari in fretta e furia.

Ma… c’è un ma. Henry Ford II era invidioso della fama raggiunta da Iacocca e tanto fece per riuscire ad emarginarlo e a licenziarlo nel 1978, sfruttando il fallimento della Pinto, una compatta che prendeva fuoco fin troppo facilmente per la pericolosa posizione del suo serbatoio della benzina. Iacocca però non si perse d’animo e colse al volo l’occasione rappresentata dalla Chrysler che era sull’orlo della bancarotta.

Nel 1979, appena un anno dopo l’addio alla Ford, Iacocca fu assunto dalla Chrysler Corporation per la quale nei primi Anni ‘80 non c’erano grandi speranze di salvezza. Crisi petrolifera, strategie aziendali sbagliate e flop nelle vendite (Dodge Aspen e Plymouth Volare furono due casi emblematici) avevano messo in ginocchio la compagnia,che proprio nel 1979 aveva totalizzato 1,2 miliardi di Dollari di perdite.

All’arrivo di Iacocca, che assunse il ruolo di presidente ed amministratore delegato, furono fatte alcune scelte dolorose. Fu venduta la divisione europea alla Peugeot, vennero chiusi gli stabilimenti di Lyons e di Hamtramck nel Michigan ed oltre 7.000 “colletti bianchi” furono licenziati. Questo venne fatto a fronte di scelte programmatiche e strutturali mirate alla stabilità aziendale.

L’organigramma societario fu ridefinito e vennero lanciati nuovi modelli vincenti  come la Dodge Omni e la Plymouth Horizon, prima vera “world car” della storia. Iacocca riuscì a far produrre anche la monovolume Chrysler Voyager, un progetto di “minivan” che Henry Ford II aveva rifiutato. L’ossigeno fornito dal Congresso con un prestito, il nuovo piano strategico aziendale ed i nuovi prodotti di successo (K-Car e minivan) traghettarono la Chrysler fuori dalla crisi. L’azienda – che nel 1987 acquisì da AMC i prodotti del marchio Jeep – riuscì a ripagare le garanzie sui mutui con un anticipo di 7 anni sulla data prestabilita. Nel 1992 Lee Iacocca lasciò l’azienda per ritirarsi a vita privata, ma ormai aveva lasciato un’importa indelebile nella storia dei manager dell’auto.

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