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Quarant’anni fa l’Alfa 90

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Un modello sfortunato e dalla breve vita.

Alla fine degli Anni 70 l’Alfa Romeo trovava nella necessità di rinfrescare la gamma, proponendo modelli più attuali rispetto alla Giulietta e all’Alfetta, da tempo sul mercato. La crisi in cui versava imponeva però la necessità di contenere i costi di produzione, mantenendo i pianali e quanto più possibile della meccanica dei modelli in via di sostituzione. Fu così che nacquero la 75 e la 90, che mantennero elementi comuni fra loro, compreso il giro porte.

La 90 fu presentata nel 1984, un anno prima della 75, che sarebbe vissuta molto più a lungo di lei. Disegnata da Bertone, poteva vantare una linea sobria ed elegante, piuttosto squadrata ed aveva una particolarità: per migliorare la penetrazione aerodinamica, al di sotto del paraurti anteriore si trovava uno spoiler retrattile, che scendeva automaticamente, a partire da 80 km/h, per effetto della pressione dell’aria, aumentando il carico aerodinamico sull’asse anteriore e riducendo la resistenza aerodinamica, potendo così vantare un coefficiente aerodinamico (Cx) di 0,37, migliore rispetto all’Alfetta.

Gli alfisti più appassionati però giudicarono ben presto la 90 come una sorta di Alfetta ridisegnata, con particolari poco convincenti, come la calandra in plastica grigia, le borchie ruote dal disegno banale e la coda poco armonica con il vano portatarga in posizione sfalsata rispetto alle luci posteriori.

Presentata al Salone di Torino del 1984, la 90 aveva la stessa meccanica dell’Alfetta, con il gruppo cambio-differenziale al retrotreno (Transaxle) ed interni rivisitati. Nelle intenzioni della Casa, la 90 avrebbe dovuto rappresentare il modello di classe medio-superiore della gamma sino ai successivi Anni 90, da cui la scelta del nome. Tuttavia rimase in listino appena tre anni e fu ritirata dal commercio anzitempo, lasciando spazio alla più fortunata 75, di cui condivideva telaio e meccanica. Questo per decisione della Fiat, che nel frattempo era diventata proprietaria dell’Alfa (vincendo la concorrenza della Ford) e decidendo nel 1987 vistosi tagli alla gamma, sopprimendo in un sol colpo sia la 90 che l’Alfa 6, che sarebbero state sostituite dalla 164.

Al momento del lancio erano disponibili tre motori, i 4 cilindri bialbero di 1.779 cc e di 1.962 cc, il V6 “Busso” di 2,492 cc ed un 4 cilindri turbodiesel VM di 2,4 litri. Nel 1985 fu lanciata la 2.0 6V Iniezione con un motore derivato dall’omologo 2.5 che disponeva di 132 CV, dotato di impianto iniezione CEM con controllo elettronico del motore.

Trovandosi a competere con modelli come Lancia Thema, Fiat Croma e Saab 9000, frutto di un progetto comune e ben più moderne, la 90 faticò a farsi largo. E servì a ben poco il restyling di Maggio 1986, che coinvolse la mascherina anteriore, il portatarga in tinta ed alcuni dettagli dell’interno. Entrò a far parte della gamma la versione 90 Super mentre uscì di scena la 2.0 a carburatori. Prodotta in poco più di quarantamila esemplari, dopo solo tre anni di produzione, alla fine del 1987 fu sostituita (dopo il passaggio, come detto, dell’Alfa Romeo al gruppo Fiat), dalla 164, basata sul medesimo pianale di Lancia Thema, Fiat Croma e Saab 9000.

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