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Quando Opel inventò l’”auto su misura”

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La concept car Opel MAXX, presentata al Salone di Ginevra del 1995. i clienti avrebbero potuto decidere l’aspetto e gli equipaggiamenti.  la modularità del progetto alla base di una continua adattabilità.

Immaginate di poter scegliere l’aspetto, l’equipaggiamento e le dimensioni del veicolo che volete acquistare. E magari di poterlo poi adattare in qualsiasi momento al mutare delle vostre esigenze e del vostro stile di vita. Fantascienza? Niente affatto. Questa era l’idea alla base della concept car MAXX che venticinque anni fa Opel presentò al Salone di Ginevra.

Anzichè con le tradizionali lamiere d’acciaio, la carrozzeria di Opel MAXX era fatta in elementi d’alluminio, simili a quelli utilizzati nell’industria aeronautica, un materiale che viene sagomato per iniezione e che può essere prodotto facilmente forme e dimensioni differenti. Nel caso specifico queste sezioni erano saldate fra loro in modo di formare una specie di gabbia che in parte evidenziava e comprendeva gli esterni e gli interni del veicolo. Questo fatto non solo forniva un grado ottimale di sicurezza, ma anche la base di una costruzione modulare che era la chiave dell’idea della MAXX.

Una cabriolet, un pick-up, un crossover, un furgoncino oppure uno speciale taxi avrebbero potuto essere costruiti partendo dalla stessa piattaforma. Stava al cliente decidere, al momento dell’acquisto, quale tipo di veicolo desiderasse. Pur non potendo intervenire sulle dimensioni, il cliente avrebbe poi potuto modificare l’aspetto esterno e l’allestimento interno del veicolo anche dopo che gli fosse stato consegnato.

Pur essendo lunga meno di 3 metri la versione compatta versione di Opel MAXX era già di per se molto spaziosa al suo interno. Nondimeno, se l’utente avesse desiderato disporre di maggior spazio per i bagagli, avrebbe potuto orientarsi per una soluzione a 2 soli posti che gli avrebbe garantito una capacità di carico analoga a quella dell’Astra Station Wagon. I 4 posti sarebbero statti facilmente ricuperabili fissando un divanetto posteriore alla struttura in alluminio.

Il supporto della plancia porta-strumenti era una sezione d’alluminio a forma di “C” sulla quale potevano essere sistemati, anche dopo la consegna del veicolo, strumenti analogici e digitali, nonchè accessori come il climatizzatore, l’impianto stereo, il telefono oppure l’airbag lato passeggero.

La sicurezza era stata ovviamente tenuta in considerazione almeno quanto la versatilità Oltre alla robusta struttura in alluminio, anche l’airbag lato guida e l’anti-bloccaggio delle ruote in frenata erano parte integrante della dotazione di sicurezza di questo veicolo. Lo stesso dicasi per il serbatoio della benzina della capacità di 35 litri, sistemato davanti alle ruote posteriori, per la struttura posteriore in alluminio e per quella anteriore a deformazione programmata.

Un altro importante obiettivo dei progettisti di Opel MAXX era stato la compatibilità ambientale. L’alluminio non è solo facilmente riciclabile, ma permette anche di contenere il peso, cosa che si traduce in un ulteriore risparmio energetico. All’epoca Opel prevedeva per il consumo medio un valore con il numero “3” prima dei decimali…

A questo risultato si è arrivati con motori concepiti come parte integrante del progetto di studio e costruendo un veicolo molto leggero. La piattaforma di base era studiata per accogliere propulsori differenti: il programma originale prevedeva motori a 3 e 4 cilindri con distribuzione a 4 valvole e potenze che vanno da 30 CV/22 kW a 50 CV/37 kW.

 

 

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