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60 anni di Opel Kadett

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Una nuova fabbrica, una nuova automobile.  650.000 Kadett prodotte tra il 1962 e il 1965. “Opel Kadett: kurz gesagt O.K.” (“Opel Kadett: in sintesi è O.K.”).

Sessanta anni fa, quando nel 1962 – nel centenario della fondazione della Adam Opel AG – la Casa tedesca ripropose la Kadett sul mercato lo fece davvero senza mezze misure. La Opel non si limitò infatti a progettare un’automobile completamente nuova, ma costruì addirittura un nuovo moderno stabilimento dove produrlo. Gli impianti di Rüsselsheim lavoravano da tempo al massimo della loro potenzialità per costruire le varie Olympia, Rekord e Kapitan e nel distretto di Francoforte (quello in cui si trova per l’appunto Rüsselsheim) cominciavano a scarseggiare gli operai specializzati.

Per queste ragioni la Casa tedesca decise aprire una nuova fabbrica in un’altra regione della Germania dove fosse possibile trovare manodopera qualificata. Guardò così al bacino della Ruhr che in quegli anni stava vivendo un periodo di grave crisi occupazionale a causa del sempre maggior numero di miniere di carbon fossile che a quell’epoca erano costrette a chiudere i battenti. Già nel 1957 erano state chiuse le prime miniere e nel 1959 la sola città di Bochum, nel Nordrhein-Westfalen, contava 13.700 minatori disoccupati.

Il 18 Marzo 1960 una commissione di studio della Opel raggiunse un accordo con i rappresentanti della città per costruire proprio a Bochum su due terreni separati, uno di 710.000 metri quadri ed uno di 680.000, un nuovo stabilimento.

L’apertura della fabbrica Opel, che avrebbe dato lavoro a 10.000 operai, fu accolta con grande entusiasmo dalla popolazione. In soli 25 mesi di lavoro 5.900 operai ne costruirono tutti gli impianti proprio su un’area occupata da miniere in disuso. Il 12 Aprile 1962 la Opel festeggiò la copertura del tetto. Il 10 Ottobre dello stesso anno le due fabbriche di Bochum-Laer e Bochum-Langendreer furono inaugurate ufficialmente. Nella prima avevano trovato posto le presse, le attrezzature per l’assemblaggio finale e per la produzione dei sedili; nella seconda quelle per la produzione dei motori, delle trasmissioni e di tutti gli organi meccanici della Kadett.

Lo slogan “Una nuova fabbrica, una nuova automobile” – che nell’Estate del 1962 accompagnò il ritorno della Kadett sul mercato dopo oltre due decenni era dunque particolarmente azzeccato. Attraverso esso la Opel sottolineava infatti il grande sforzo compiuto per tornare con un modello competitivo nel segmento delle vetture utilitarie. E forse lasciava trasparire anche il legittimo orgoglio per quanto la Casa tedesca era riuscita a fare negli anni dell’immediato Dopoguerra.

Nell’Agosto del 1962 la Opel presentò la Kadett-A, un’automobile completamente nuova che non ricordava le altre Opel del momento e tantomeno i modelli d’anteguerra. La sua carrozzeria raccolta ed essenziale, come si richiedeva per una vettura di un solo litro di cilindrata, presentava linee squadrate, pinne verticali ai lati del cofano motore e del bagagliaio, paraurti e fari cromati, finestrini deflettori anteriori apribili, pneumatici con banda di colore bianco allora molto in voga in Europa. Questo fatto assicurava alla Kadett un certo qual fascino presso tutti coloro – ed erano la maggioranza dei clienti delle utilitarie – che difficilmente avrebbero mai potuto permettersi una berlina di grossa cilindrata. La  vettura inoltre pesava solo 670 kg in ordine di marcia (ovvero con ruota di scorta, attrezzi e tutti i liquidi di rifornimento, benzina compresa). In questo modo, nonostante il l’inedito motore di soli 40 CV (29 kW), la Kadett-A aveva prestazioni quasi analoghe a quelle della più grande Opel Rekord.

La modernità tecnica della Kadett-A non si esauriva tuttavia con il motore. Trasmissione ed albero cardanico con un solo giunto, sospensione anteriore indipendente a balestra trasversale e bracci sovrapposti scatolati, sospensione posteriore ad assale con balestre semiellittiche longitudinali, sterzo a pignone e cremagliera facevano della nuova Kadett un’utilitaria nata per stupire.

Alla prima versione della Kadett-A, la berlina a 2 porte, venduta a 5.075 Marchi, si affiancò nel Marzo del 1963 la Caravan (5.445 Marchi), una station wagon a 2 porte con il secondo finestrino laterale ad apertura scorrevole. Nell’Ottobre dello stesso anno fecero la loro comparsa anche la versione L della berlina (5.525 Marchi) ed un’inedita coupé a 2+2 posti (5.775 Marchi), in pratica una berlina con la carrozzeria modificata nella parte posteriore del padiglione, più basso di 2 centimetri. Le nuove versioni si riconoscevano esternamente per i copriruota cromati a tutto diametro, il frontale leggermente ridisegnato (fari tondi inseriti in un elemento quadrato, paraurti con rostri verticali, mascherina con elementi verticali e dicitura “Opel” inserita, logo “blitz” sul cofano motore). Inoltre il secondo finestrino laterale, fisso sulla berlina a 2 porte, si apriva a compasso.

Contemporaneamente arrivò anche la versione S del 4 cilindri di 993 cc che si segnalava per la maggiore potenza – 48 CV (35 kW) – e l’alto rapporto di compressione (8,8:1). Con l’adozione di questo motore la velocità massima potenziale delle berline e della Caravan 1000 passò da 120 a 130 km/h. La coupé, prodotta esclusivamente con questo propulsore, poteva raggiungere i 136 km/h .

“La Opel Kadett” scriveva a quell’epoca la rivista tedesca Auto, Motor und Sport dopo una prova di durata di 15.000 chilometri “va consigliata senza esitazioni. Non è un’automobile straordinaria né affascinante, ma è un ottimo prodotto. Richiede un investimento minimo di denaro e non dà problemi. Non ci si può meravigliare se guidarla sia un piacere”.

A questo punto il processo di costante evoluzione del progetto Kadett poteva dirsi ormai innescato. E con esso il grande successo di pubblico della Kadett che in quegli anni portò la penetrazione della Opel sul mercato tedesco dal 16% al 23%. Il 20 Giugno 1963, a meno di un anno cioè dalla sua presentazione, fu prodotta la centomillesima Kadett-A.

Per tenere il passo con la sostenuta domanda della clientela la produzione giornaliera della fabbrica di Bochum (avviata il 10 Ottobre 1962) si stabilizzò su circa 1.000 unità al giorno con punte di 1.120.

“Ferma su posizioni intermedie fino alla fine del 1962” scriveva all’epoca la rivista specializzata Quattroruote “la Opel tenta il colpo grosso l’anno successivo forte di un nome già molto noto presso il pubblico italiano e della nuova Kadett, una berlina di un litro di cilindrata che presenta requisiti indubbiamente interessanti per il nostro automobilista: la vettura riscuote subito successo, sale di mese in mese nelle cifre di vendita per tutto il 1963, supera tutte le concorrenti esclusa la Volkswagen nel 1964, per insediarsi al primo posto nel 1965 e nel 1966”. Anche in Italia insomma, forte anche della fama di prodotti particolarmente robusti ed affidabili di cui godevano già allora le automobili tedesche, l’introduzione della Kadett si rivelò un successo commerciale come testimoniano le 62.708 Kadett-A consegnate tra la fine del 1963 ed i primi mesi del 1966.

Quasi a suggellare il successo italiano della prima generazione Kadett del Dopoguera, nel 1964 la Opel ne ambientò parte della campagna pubblicitaria nel nostro Paese dove una rossa berlina era ritratta nelle strade di Roma e sulla linea di partenza dell’autodromo di Vallelunga. Il messaggio era chiaro: l’utilitaria tedesca che piaceva per la sua affidabilità e per la sua linea americaneggiante sapeva anche farsi valere nelle competizioni (l’anno precedente Hans Beck e Lutz Kemper avevano vinto la classe al Tour de Europe).

“Opel Kadett: kurz gesagt O.K.” (ovvero “Opel Kadett: in sintesi è O.K.”) diceva la pubblicità ribadendo il generale consenso che la Kadett-A aveva riscosso presso il pubblico europeo. Un dato per tutti. Quando, nel Settembre del 1965, la Casa tedesca decise di interromperne la produzione, erano stati prodotti 649.512 esemplari della Kadett-A.

 

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