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Opel OSV 40, la nuova strada della sicurezza

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50 anni fa Opel presentava un prototipo con nuove idee di sicurezza. Molte innovative dotazioni oggi di serie sulle automobili. Realizzato sulla base della terza generazione Kadett.

Mezzo secolo fa, in occasione della quinta Conferenza sul Veicolo Sicuro, svoltasi a Londra ai primi di Giugno1974, Opel indicò un modo di affrontare la questione della sicurezza in automobile presentando l’innovativo prototipo OSV 40 (Opel Safety Vehicle 40). Qualche anno prima sull’onda della crescente attenzione del pubblico americano per la sicurezza delle automobili, la statunitense NHTSA (National Highway Traffic Safety Amministration) promosse il programma ESV (Experimental Saferty Vehicle) per la costruzione di prototipi di automobili sicure secondo un preciso capitolato tecnico che mirava ad una soluzione globale della sicurezza in automobile al di fuori di qualsiasi considerazione pratica ed economica.

Fra le altre cose l’iniziativa si proponeva di dimostrare attraverso concrete prove d’urto l’effettiva possibilità di costruire automobili in grado di assicurare la sopravvivenza dei loro occupanti anche in caso di gravi incidenti nonché stimolare una specifica regolamentazione della sicurezza. I prototipi realizzati da vari costruttori riuscirono più o meno a soddisfare brillantemente i requisisti richiesti ad eccezione della prova d’urto frontale che si rivelò quantomai severa. Per garantire una almeno soddisfacente resistenza della struttura sarebbe stato necessario aumentare di almeno il 50% il peso originale del veicolo.

Opel decise pertanto si percorrere una strada differente e sulla base della terza generazione di Opel Kadett 1200 realizzò il veicolo sperimentale OSV 40, studiato per resistere senza danni ad urti frontali alla velocità di 40 miglia all’ora (65 km/h). Il concetto dell’OSV 40 consisteva essenzialmente nello sviluppo di efficienti zone di deformazione programmata. Ferma restando tutta la meccanica e gran parte della carrozzeria berlina 4 porte, le fiancate erano state dotate, ad esempio, di due barre intrusione poste una nella parte inferiore ed una lungo la linea di cintura all’altezza delle maniglie. Il frontale e la coda erano stati a loro volta rinforzati con longheroni riempiti di poliuretano espanso e dotati di una protezione in un materiale elastico capace di assorbire urti fino ad 8 km/h e rivestire ogni spigolo e protuberanza. Una fascia di poliuretano correva inoltre tutto intorno alla carrozzeria.

Altre particolarità – probabilmente ancora più rivoluzionari di Opel OSV 40 erano i poggiatesta ancorati al soffitto che fungevano anche da roll-bar, gli interni rivestiti con un’imbottitura elastica dello spessore medio di 2 mm, il dispositivo di bloccaggio dei sedili anteriori, i gruppi ottici accoppiati verticalmente posti ai lati del lunotto che si accendevano in caso di frenata di emergenza, lo specchietto retrovisore formato in pratica da due specchi sovrapposti che integrandosi a vicenda eliminavano le “zone cieche”. Nei crash test effettuati Opel OSV 40 si comportò sopra la media: in caso di collisione a 65 km/h tutte e quattro le porte potevano ancora essere aperte senza problemi.

La conferenza di Londra confermò la generale inadeguatezza di tutti i prototipi ESV: aggiungendo rinforzi e protezioni senza limiti si sarebbe aumentato il peso ed il costo della vettura senza peraltro arrivare mai ad una soluzione definitiva del problema sicurezza. Veicoli come la OSV 40, proprio in quanto derivati da un modello in produzione, poterono invece rappresentare, come suggerito da Opel una premessa su basi realistiche per il proseguimento degli studi in corso concernenti gli effettivi valori di sicurezza ottenibili ed il loro costo. Opel OSV 40 fu il punto di partenza per la ricerca di molte soluzioni di sicurezza oggi presenti nella produzione Opel.

Un prototipo di ‘Opel OSV 40 si trova ora nella collezione dello stabilimento dell’azienda a Russelsheim.

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