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C’è anche MAUTO ad Auto e Moto d’Epoca 2023

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Il Museo Nazionale dell’Automobile celebra i 90 anni della sua fondazione e partecipazione alla rassegna bolognese con 8 modelli della sua collezione.

Il Museo Nazionale dell’Automobile (MAUTO) che con le sue oltre 200 vetture originali di 80 marche diverse, racconta da 90 anni l’evoluzione dell’automobile da mezzo di trasporto a oggetto di culto, sarà presente alla rassegna Auto e Moto d’Epoca, in programma 26 al 29 Ottobre alla Fiera di Bologna con 8 autovetture che raccontano la storia dei motori.

Fra queste ci sono tre importanti anteprime come la Ferrari 312 T5 che nel 1980 proseguiva la filosofia di progettazione della serie concepita dall’ingegner Forghieri con cambio trasversale (da cui la sigla T). La monoposto rappresentava la wing car in pieno stile Ferrari: niente telaio monoscocca, ma il famoso tubolare “vestito”, cambio trasversale e motore 12 cilindri boxer. L’esemplare esposto fu donati al MAUTO da Enzo Ferrari il 28 Aprile 1982, dieci giorni prima del fatale incidente di Zolder nel quale perse la vita il grande pilota Gilles Villeneuve.

Da segnalare c’è anche una Lancia Lambda Weymann del 1928. Nata sei anni prima con soluzioni tecniche avveniristiche – motore a V stretta, carrozzeria a struttura portante, sospensione a ruote anteriori indipendenti – è considerata il capolavoro di Vincenzo Lancia. Tra il 1922 ed il 1931 Lancia costruì circa 13.000 esemplari della Lambda. La vettura esposta sarà quella personale di Vincenzo Lancia con carrozzeria berlina a 4 porte e 6 posti, tipo Weymann.

Non meno significativa è la Monaco Trossi Italia del 1935, ina vettura da corsa di concezione rivoluzionaria, progettata dal tecnico Augusto Monaco e dal pilota Carlo Felice Trossi che la collaudò nelle prove del Gran Premio d’Italia a Monza nel 1935. La Monaco Trossi era nuova in ogni particolare, ma l’elemento più notevole della vettura era rappresentato dal gruppo motopropulsore: trazione anteriore e motore stellare con raffreddamento ad aria. La vettura, difficile da domare anche per un asso delle corse come Carlo Felice Trossi, non superò le fasi di prova e rimase così solo un avveniristico prototipo.

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